Il vecchio leone irlandese, a settantun’anni suonati, ruggisce ancora. Van Morrison, giunto al capitolo trentasei di una discografia lunga cinquant’anni, se escludiamo quella da front-man di una band la cui denominazione era il semplice pronome personale Them e che egli lasciò nel 1967 per iniziare una vita “americana” costellata di duraturi successi, che l’hanno imposto come uno dei capitoli fondamentali della storia musicale del Novecento, ha realizzato veramente un gran bell’album, “Keep Me Singing”. Un album che avvince l’ascoltatore fin dalle sue prime battute, quando nei primi tre pezzi (al terzo posto c’è la title-track) mette in campo un’interpretazione insieme dolce e decisa, una voce limpida e lievemente graffiata, condendo il tutto con un coro femminile e una strumentistica agile ed essenziale, con un assolo di armonica o di organo hammond qui, un assolo di tromba o di pianoforte là.
Poi arriva Out In The Cold Again, un vero e proprio splendore di ballad, che dura oltre i sette minuti ma che si vorrebbe non finisse mai. Qui una sezione d’archi prima e una chitarra solista poi conferiscono valore aggiunto ad un Van Morrison in stato di grazia.
The Pen Is Mightier Than The Sword), un brano vivificato da opportuni cori di sapore gospel (Holy Guardian Angel), e Share Your Love With Me, unica cover fra brani originali, che, scritta da Bobbie “Blue” Bland, fu portata al successo da Aretha Franklin. E ancora il rhythm & blues di Too Late, la spumeggiante atmosfera da music hall di Look Behind The Hill, una specie di divertissement assai gradevole.
E c’è il sound di Van Morrison, che, anche in questa occasione, nasce dalla convergenza di pop-rock, blues, jazz e soul, con un background di folk irlandese, un personalissimo impasto-stile che da sempre lo fa apprezzare. Si aggiunga a tutto ciò il senso e i significati che assumono i testi di ciò che interpreta. Per tutti valgano le citazioni contenute nella malinconica In Tiburon con la tromba che ricorda i colori e i suoni del grande Chet Baker e l’evocazione di Lenny Bruce e dei padri della Beat Generation Jack Kerouac, Gregory Corso e Allen Ginsberg, nella San Francisco dei suoi personali trascorsi. In chiusura Caledonia Swing compendia il Van Morrison style, pezzo strumentale nel quale il grande artista dimostra di saper suonare, oltre all’armonica e alla chitarra con cui abitualmente si accompagna, anche il sax. Anche in questo caso con ottimi risultati.
Di Nello Pappalardo
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