Di Pamela Gacioppo
Qualche mese fa vi avevamo segnalato i festival di questa caldissima estate italiana che non avreste dovuto assolutamente perdere.
Domenica 30 luglio sono rientrata a Milano dopo aver trascorso quasi quattro giorni immersa completamente nella musica della quarta edizione del Siren Festival di Vasto (CH). L’adrenalina e la felicità per aver potuto finalmente partecipare a questo evento è ancora molta.
Cercherò di farvi capire il perchè.
Immaginate 5 palchi (più uno – la Chiesa di San Giuseppe), ognuno in una location stupenda e suggestiva: Piazza del Popolo, Porta San Pietro, il Cortile e i Giardini d’Avalos e, tutti rigorosamente vista mare. Immaginate di poter camminare tra i vicoletti del centro storico di questa bellissima città del cuore dell’Italia e poter saltare a vostro piacimento da un palco all’altro, da un’artista altro. Aggiungete anche un palchetto al Lido, la Siren Beach, e la possibilità di tuffarsi in mare in qualsiasi momento. Aggiungete le birrette fresche e il profumo di arrosticini e frittura di pesce nell’aria e avrete tutti gli ingredienti per un festival che non ha nulla da invidiare ai più famosi festival internazionali
Dopo aver ospitato grandi nomi della scena musicale indie ed elettronica internazionale (come The National, Mogwai, James Blake, Editors,…) e nazionale (IOSONOUNCANE, Verdena, Colapesce, I Cani….), anche la line up di quest’anno non è stata da meno: Baustelle, Allah Las, Arab Strap, Apparat Dj, Trentemoller, Taxiwars, Demonology HiFi, Giorgio Poi, Gazzelle e tanti altri.
Allah Las, gruppo di ragazzi californiani dalla forte impronta rock psichedelica degli anni ’60 e garage rock, esibitisi nel cortile del Palazzo d’Avalos; o la delicata voce di Lucy Rose con la sua chitarra acustica; o di ascoltare per la prima volta nella mia vita i Baustelle. Bellissimo spettacolo, uno dei migliori. Bravissimi e precisi nell’esecuzione dei brani, vecchi e nuovi, Bianconi e la Bastreghi sono sicuramente delle icone di stile e di bravura della musica italiana. Forse poco empatici e distaccati dal loro pubblico, ma che ad ogni modo mi è sembrato comunque molto coinvolto ed emozionato.
Ho avuto modo di ascoltare tanti concerti di diverso genere e di conoscere artisti che prima non conoscevo, come gli
E poi tanto spazio dato alla musica elettronica: dal grande concerto dei Trentmoller, un live durato quasi due ore e che ha richiamato una folla enorme di giovani e meno giovani in Piazza del Popolo, al djset di Apparat nel cortile d’Avalos che ha fatto ballare tutti fino a tarda notte.
Il palco di Porta S. Pietro ha visto protagonisti soprattutto artisti emergenti ed artisti italiani di cui abbiamo sentito tanto parlare durante gli ultimi mesi: Colombre, Gazzelle, Gomma, Giorgio Poi e Popolous. Lì per lì, per il caos generale e la folla, quest’ultimo non mi aveva incuriosito più di tanto, ma una volta a casa, ho potuto ascoltare meglio il suo nuovo lavoro e devo dire che mi ha conquistato completamente con la sua elettronica-cumbia tropicale derivata dalla permanenza dell’artista in Portogallo.
Alcuni live non mi hanno fatto impazzire, come quello di Gomma e di Ghali. Ho apprezzato i talk, ho partecipato a quello sulla Street Art, e i live intimi alla Siren beach di Old Fashioned Lover Boy, Persian Pellican e ancora cumbia, quella dell’Istituto Italiano di Cumbia con un Davide Toffolo in perfetta forma, ottimo per chiudere in bellezza questo festival che rimarrà per sempre nella mia memoria.
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