Il menestrello d'oltre Po
di Claudio Fabretti
Con le sue ballate medievali e i suoi testi aulici, il musicista lombardo è l’indiscusso “menestrello” del nostro cantautorato. In quasi trent’anni di musica, è riuscito a trapiantare nella canzone italiana la sua predilezione per il fiabesco, che attinge dal repertorio delle leggende popolari, soprattutto francesi, ma anche tedesche, inglesi, irlandesi, ebraiche. ..
Quello di Angelo Branduardi, ormai, è uno dei marchi doc della musica italiana. Con le sue ballate medievali e i suoi testi aulici, infatti, il musicista lombardo è l’indiscusso “menestrello” del nostro cantautorato. In quasi trent’anni di musica, è riuscito a trapiantare nella canzone italiana la sua predilezione per il fiabesco, che attinge dal repertorio delle leggende popolari, soprattutto francesi, ma anche tedesche, inglesi, irlandesi, ebraiche.
Nato nel 1950 a Cuggiono, piccolo paese della campagna vicino a Milano, Branduardi si trasferisce presto con la famiglia a Genova. Qui, presso il Conservatorio Niccolò Paganini, comincia a studiare violino, conseguendo il diploma in giovane età ed esordendo come solista con l'orchestra del Conservatorio. Ma è a Milano che, frequentando anche la facoltà di Filosofia, inizia a suonare la chitarra e a comporre musicando sia i suoi primi tentativi poetici sia i poemi dei suoi autori preferiti: "Confessioni di un malandrino" del poeta russo Esenin, una delle sue canzoni più famose, risale a quel periodo. Il 1974 è l'anno del suo debutto discografico con l'album Angelo Branduardi, arrangiato da Paul Buckmaster. Un disco che mette in evidenza la poeticità dei suoi testi e la sobrietà dei suoi arrangiamenti, quasi esclusivamente acustici.
L'anno successivo il musicista lombardo realizza il suo secondo album, La luna, in collaborazione con un nome di punta della musica italiana: Maurizio Fabrizio. Gli elogi al disco, però, restano confinati in una stretta cerchia di ammiratori e di critici.
Il primo grande successo arriva così nel 1976 con l'album Alla fiera dell'Est, che si aggiudica subito il Premio della Critica Discografica. Il lavoro, sempre rigorosamente acustico, con chitarre e violini in primo piano, si ispira alle favole popolari di tutto il mondo: dalla filastrocca ebraica di "Alla Fiera dell'Est" (destinata a diventare un classico della musica italiana), alla tradizione celtica de "La serie dei numeri", alla poesia tedesca di "Sotto il tiglio".
Trascorrono appena due anni e con La pulce d'acqua Angelo Branduardi rinnova il successo, grazie anche al fascino incantato della title track, un’altra fiaba densa di riferimenti mitici e di poesia, e alla malia funerea dello stupendo "Ballo in Fa diesis minore". Ospite dell’album, il musicista sardo Luigi Lai, virtuoso delle "launeddas", antichissimo strumento a fiato. Il lavoro è arricchito anche graficamente da nove stampe a colori di Mario Convertino che illustrano i testi.
Mentre esce anche la versione inglese di "La pulce d'acqua" ("Fables and Fantasies"), Branduardi collabora alla raccolta “Il Concerto” (Ed. Cramps), omaggio a Demetrio Stratos, voce solista degli Area, uno dei gruppi fondamentali della sperimentazione italiana, morto a New York nel 1979.
Branduardi è ormai un nome di punta della canzone italiana, ma non solo. Nel 1978, infatti, prende il via un lunghissimo tour che lo porta in giro per tutta Europa, cui fa seguito nel 1980 la Carovana del Mediterraneo, con ospiti del calibro di Stephen Stills, Ritchie Havens e Graham Nash.
Fra le due tournée, nel 1979, esce Cogli la prima mela, album di grande successo a livello europeo, trascinato dalla struggente melodia della title track e premiato dalla critica tedesca ed europea. Nello stesso anno, il cantautore lombardo suona a Parigi alla "Fète de l'Humanité", davanti a oltre 200.000 persone. Un autentico evento live testimoniato poi dall'album Concerto (1980). Con "Va ou le vent te mène", versione in francese di "Cogli la prima mela", arriverà anche il trofeo Golden Europa e il premio della critica discografica quale miglior disco dell'anno in lingua francese. La fama del “menestrello lombardo” si allarga in tutt’Europa.
In Germania, nel 1981, viene premiato come migliore artista dell'anno per l’album Branduardi, realizzato ancora in collaborazione con Paul Buckmaster.
Nel 1983 è la volta di Cercando l'oro, cui segue un altro estenuante tour europeo di oltre cinquanta concerti. Nello stesso anno Branduardi inizia a lavorare anche per il cinema, componendo la colonna sonora del film di Luigi Magni “State buoni se potete”, per il quale vince il "David di Donatello" e il "Nastro d'Argento". In seguito lavora anche alle musiche di “Momo” di J. Schaaf (dal romanzo di Michael Ende); "Secondo Ponzio Pilato" e "Luci lontane" di Aurelio Chiesa. Nel 1984 parte per un tour italiano, i cui proventi vengono devoluti all'Unicef.
Ma il musicista lombardo continua a coltivare la sua passione per la poesia e nel 1985 pubblica l'album Branduardi canta Yeats, dieci liriche del poeta irlandese William Butler Yeats, tradotte da Luisa Zappa, moglie del cantautore e coautrice dei suoi testi. La sua produzione musicale è sempre molto prolifica: nel 1988 esce l'album Pane e Rosee nel 1990 Il ladro, quindi, nel 1992, la raccolta The best of, che segna l'inizio del suo matrimonio con la Emi.
Il successo dell’antologia viene consolidato un anno dopo da Si può fare, che ottiene ottimi riscontri di critica e di pubblico. Nel 1994 è la volta di Domenica e lunedì, ancora una volta in collaborazione con Maurizio Fabrizio. Autori dei testi: Luisa Zappa, Paola Pallottino, Eugenio Finardi, Roberto Vecchioni e Pasquale Panella. Nello stesso anno parte un tour in oltre venti teatri in Italia, seguito da una sessantina di concerti in tutta Europa. Da questa tournée è nato l'album dal vivo Camminando Camminando, che include i due inediti in studio "L'apprendista stregone" e "Piccola canzone dei contrari", con testi dell’ex-comico Giorgio Faletti. E’ un piccolo compendio del repertorio dell’artista milanese, che spesso riesce proprio dal vivo a dare il meglio di sé, creando un’atmosfera magica, sospesa nei fumi del tempo.
Ma anche Branduardi ha i suoi detrattori. Che lo accusano di essersi limitato a rimodellare in gran parte motivi “traditional”. Una critica cui il cantautore ha recentemente replicato così: “In passato ho fatto una valanga di pezzi dove ho scritto che sono dei tradizionali: ‘Il ciliegio’, ‘Gli alberi sono alti’, ‘Ballo in fa diesis minore’, ma questo è successo perché in quel caso avevo trascritto fedelmente la cellula melodica originale. Il molti altri casi, invece, la cellula melodica originale è stata completamente riscritta. Se bastasse questo, allora anche Bach andrebbe accusato di aver firmato cose non sue. E’ una riscrittura, la mia, e soltanto se qualcuno dovesse rifarla uguale alla mia potrei avere qualcosa da opinare”.
Branduardi è un vulcano in piena, sempre pronto a escogitare nuove forme di commistione tra poesia e musica. Così nel dicembre 1996 pubblica Futuro Antico, un originale viaggio attraverso pagine sacre e profane del Medioevo e del primo Rinascimento, in collaborazione con il gruppo Cominciamento di Gioia. Il successivo album “Il dito e la luna” rinsalda il sodalizio con Giorgio Faletti e riunisce attorno a Branduardi alcuni dei migliori musicisti italiani. Le uillean pipes, affidate a Brandan Wade, in una curiosa commistione coi flauti rinascimentali e le bombarde di Cristina Scrima creano un effetto di grande musicalità.
Ma Branduardi è anche un grande appassionato di teatro, una predilezione che lo porta a collaborare con Amedeo Amodio, Direttore del balletto del Teatro dell'Opera di Roma, in “La storia meravigliosa dell'uomo senza ombra”. Nel novembre '98, la Emi pubblica Branduardi Studio Collection. Una raccolta doppia contente 32 brani che ripercorrono tutta la sua discografia, da “Alla fiera dell'Est” a “La pulce d'acqua”, da “Cogli la prima mela” a “Il violinista di Dooney”. Tra le sue innumerevoli attività, c’è anche la partecipazione nel 1999 al programma di RaiUno “Gratis”, con la rubrica “Il sesso dell'angelo”.
Nel 1999, esce L'infinitamente piccolo, un disco interamente dedicato a San Francesco. "Era un grande poeta - racconta Branduardi - amava cantare e lo faceva spesso, anche da solo. Per accompagnare il suo Cantico delle Creature aveva composto una musica che è andata perduta: io ho provato a ridare voce alle sue parole perché si possa di nuovo cantarle".
L’album - che si avvale della partecipazione di artisti come Franco Battiato (nello splendido brano “Il sultano di Babilonia e la prostituta”), Madredeus, Ennio Morricone, la Nuova Compagnia di Canto Popolare, i Muvrini e La Viola - è la traduzione in musica di scritti ed episodi della vita di San Francesco, tratti direttamente dalle Fonti Francescane. Il compito di redigere i testi finali è stato affidato alla moglie del cantautore, Luisa Zappa. Un progetto di respiro internazionale, insomma, che ha trasformato Branduardi nel portavoce ufficiale del messaggio di San Francesco durante il Giubileo.
"All'inizio ero molto titubante - ha raccontato - volevo evitare gli aspetti devozionali del lavoro, e soprattutto non volevo cadere nella trappola della ‘messa beat’. Ho preso le cose che sentivo più vicine alla mia sensibilità e mi sono lasciato guidare dall'istinto. Le scelte musicali hanno dei punti di contatto evidenti con le cose che facevo nella prima parte della mia carriera". Le musiche del disco sono state portate in giro per l’Italia in un tour, che ha avuto per teatri alcune delle più suggestive chiese italiane ed europee.
Con la trilogia di Futuro antico Branduardi propone una rivisitazione di canzoni medievali sacre e profane (1996), della musica di Giorgio Mainerio, Maestro di Cappella del Patriarcato di Aquileia (1999) e della musica barocca cara ai Gonzaga (2002).
Altro ed altrove (2003), invece, tenta di riportare alla luce la semplicità delle poesie d'amore dei popoli lontani nel tempo e nello spazio "riscontrando - dice - una profonda omogeneità poiché sotto i cieli diversi i popoli ardono delle stesse passioni". Si va dal Nepal del primo singolo "Laila Laila" all'antica lirica irlandese, dallo struggimento di Catullo alla rarefatta dolcezza di una ballata d'amore cinese, dalla sensualità della poesia araba al rigore della tradizione giapponese, dai versi degli indiani d'America alla grandezza di Shakespeare, dalla poesia persiana dell'anno 1000 ad una anonima canzone dei Kabili d'Africa, dalla poesia libica alla spiritualità di un poeta e mistico pashtun del 1600 che canta l'insensato amore della falena per la fiamma.
Il filo rosso che lega culture e terre lontane è la passione, l'amore universale. La copertina dell'album è un piccolo catalogo di opere d'arte del pittore Silvio Monti. Tutti gli strumenti nel disco sono stati suonati da Angelo Branduardi e Carlo Gargioni, mentre i testi sono stati tradotti e adattati da Luisa Zappa. Tra gli ospiti, una delle due figlie di Branduardi, Maddalena, 20 anni, che canta nel brano "Ille par esse deo... un Dio mi pare" e Cecilia Gasdia, voce soprano nel brano "L'ambasciata a Shiragi".
Con Futuro antico 4 (2007), infine, Branduardi celebra Venezia e il suo Carnevale
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