sabato 18 febbraio 2017

House concert ONE GLASS EYE

Sabato 25 febbraio 2017 ore 21,00
 
 
 
One Glass Eye è Francesco Galavotti, chitarra acustica e voce.
 
 
Francesco Galavotti nasce, respira per anni e accumula danni, visibili e invisibili. Suona la chitarra, canta, urla, scrive. Pigia i pedali, solo quando li ha. ...Suona in un gruppo, ora, Cabrera, prima in degli altri, ma non importano più. Suona da solo, ora, come prima, e si fa chiamare One Glass Eye ma di occhi ne ha due e funzionano ancora.( Biografia di Andrea Dellapiana)
 
 
 
L’album d’esordio di Francesco Gavalotti, alias One Glass Eye
 
 
 
Registrato da Raffaele Marchetti in presa diretta presso l’Igloo Audio Factory di Correggio, “Elasmotherium” è l’album d’esordio di Francesco Gavalotti, alias One Glass Eye, già leader della band emo-core Cabrera.
Si tratta di un lavoro minimale, in cui gli unici protagonisti sono la voce inconsueta di Gavalotti, la sua chitarra, le liriche in inglese e una buona capacità di scrittura e ricerca melodica. Una formula non certo originale anche e soprattutto per chi ha scelto di svestire i panni del frontman su di giri di una formazione hardcore (e simili) ma che, in questo caso, sembra funzionare meglio del solito anche e soprattutto per il trasporto emotivo che l’insieme, la schiettezza del suono, la sua genuinità, riescono ad evocare.


Gli undici brani di “Elasmotherium” sono fatti tutti della stessa materia prima, cementificata da una grande dose di passione capace di creare una patina di empatia come i grandi autori del passato quali Elliott Smith o il più attuale Bright Eyes.
Materia prima che pesca a piene mani dal cantautorato nordamericano, dal folk contemporaneo al rock acustico; in alcuni passaggi quasi si scivola in un pop leggiadro, carnale, alla maniera dei migliori Sufjan Stevens, The Tallest Man On Earth e Kurt Vile.
 
“Elasmotherium” è un disco onesto sia in fase di scrittura e composizione che di esecuzione e che lascia trasparire questa onestà trasformandosi in una moltitudine di sensazioni, prima fra tutte una nostalgia di fondo che si fa fatica a capire da dove provenga. Venti minuti, quasi esatti, che probabilmente non sconvolgeranno la vostra vita, ma certamente vi faranno sentire, almeno per un po’, felicemente malinconici.
 
 
 
 

 
 

 

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