AGORA' - VASTO
giovedì 10 luglio 2025
martedì 8 luglio 2025
Il Santo Niente – Mare Tranquillitatis
Umberto Palazzo
Retrospettiva
Conobbi Il Santo Niente tanti anni fa, non ricordo bene il giorno, né l’anno ma ricordo bene il luogo. Ero nella stanza della sorella più grande di un mio vecchio compagno di scuola. Avete presente quelle situazioni molto anni novanta, camerette piene di poster e musicassette e musica che scivola lungo i bordi delle pareti? Ricordo benissimo quel giorno in cui ascoltai per la prima volta la voce di Umberto Palazzo, ben prima di conoscere i Massimo Volume che molti vedono come una delle due metà del progetto iniziato dallo stesso Palazzo ma che in realtà rappresenta una linea parallela alla vita artistica de Il Santo Niente. Ricordo esattamente le emozioni che m’ispirò ascoltare le note di quei brani. “Junkie”, “È Aria”, “’sei na ru mo’no wa nai ‘i”, “Angelo Nero” e sul lato A della tape casalinga le tracce dell’opera prima, “Cuore di Puttana (Hardcore)”, “La Vita è Facile” e poi la coppia di cui m’innamorai subito, “Il Pappone” e “L’Aborigeno”. Ricordo con un brivido sulla mia pelle le sensazioni che provai nell’origliare quei brani, portare a casa quella musicassetta, inserirla nel mio mini sound system e iniziare la copia che gelosamente custodisco come un inutile ricordo sbiadito; copia che avrei poi perfezionato inserendo con cura, a mano, a uno a uno i titoli di La Vita è Facile e ‘sei na ru mo’no wa na ‘i. Da quella circostanza iniziò un rinnovamento estremista nel mio modo di discernere e scoperchiare la musica. Non più solo rifrazione dei miei amici infossati nel Punk e non più banale conseguenza di qualche fugace ascolto radiotelevisivo. C’era tutto un mondo in fermento sotto l’asfalto; una realtà underground pronta a esplodere nel suo silenzio, nella sua disperazione. Sono trascorsi ben oltre quindici anni da quel giorno e troppi dall’ultimo album targato Santo Niente, Il Fiore Dell’Agave ed è ovvio che, cosi come ho atteso con trepidazione l’uscita del primo lavoro solista di Umberto Palazzo e seguito il progetto El Santo Nada (viste le ovvie distanze, più per curiosità che per altro, considerando poi che io sono un tipo che lega più con i brani che con i compositori/esecutori), con maggiore partecipazione ho assistito alla genesi lenta di questa quarta fatica della band, Mare Tranquillitatis. L’ho ascoltata ormai una decina di volte in pochi giorni e la prima cosa che mi ha trafitto è che qualcuno tra noi deve essere cambiato perché, nello strato più abissale della mia pelle, c’è una linfa che non sembra scolare e non pare vibrare allo stesso modo di tanti anni fa. Ovviamente non sono io lo stesso; ho il doppio degli anni, diverse idee per la testa, un modo differente di scorgere il mondo, qualche pensiero pratico in più e alcuni falsi problemi in meno, qualche birra di troppo sulle spalle e parecchi acciacchi ma allo stesso modo non sono gli stessi quelli che sento nelle casse. Tutto ciò, per fortuna, aggiungo.
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lunedì 7 luglio 2025
venerdì 4 luglio 2025
I migliori concerti del tubo
Tony McManus & Julia Toaspern (Duncan Showroom live)
17.05.2018 - Duncan, Columbia Britannica in Canada
Questo concerto è a mio parere un documento preziosissimo di due musicisti che hanno dato vita a collaborazioni live di grande pregio. Me ne accorsi il 13 novembre 2018 quando questo duo si esibì all’Officina della Musica di Como sorprendendomi per l’abilità, l’affiatamento e la magia musicale che seppero creare, ho dovuto aspettare qualche tempo prima che uscisse il disco che riassumesse questa magia ed infatti uscì nel luglio del 2019:
Tony McManus & Julia Toaspern – Live In Concert.
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giovedì 3 luglio 2025
Lost And Found: Selections From The Lost Albums - 2LP | Bruce Springsteen Bruce Springsteen
Lost And Found: Selections From The Lost Albums è una raccolta curata di 20 canzoni inedite tratte dal cofanetto Tracks II: The Lost Albums di Springsteen.
Queste registrazioni illuminano i capitoli chiave della storica carriera di Springsteen, offrendo ai fan una visione senza precedenti del suo processo creativo. “Gli album perduti erano dischi completi, alcuni dei quali sono stati addirittura mixati e non pubblicati”, rivela Springsteen. “Ho suonato questa musica a me stesso e spesso agli amici più stretti per anni ormai. Sono contento che avrete la possibilità di ascoltarli finalmente. Spero che vi piacciano”.
Un viaggio attraverso l'evoluzione sonora di Springsteen, dalle crude e lo-fi LA Garage Sessions dell'83 che fanno da ponte tra Nebraska e Born in the U.S.A., agli innovativi loop di batteria e sintetizzatori delle Streets of Philadelphia Sessions. Questa raccolta abbraccia 35 anni prolifici di esperimenti di Springsteen nella scrittura di canzoni e nella registrazione domestica. “La possibilità di registrare a casa ogni volta che volevo mi ha permesso di seguire un'ampia varietà di direzioni musicali diverse”, spiega Springsteen.
La compilation mette in mostra la sua versatilità attraverso i generi: lavori inediti per colonne sonore di Faithless, arrangiamenti di country soulful con pedal steel in Somewhere North of Nashville, racconti di frontiera riccamente strutturati in Inyo, noir orchestrale di metà secolo in Twilight Hours e il tipico E Street rock in Perfect World.
Lost And Found: Selections From The Lost Albums è disponibile in un set di due LP in vinile o in un CD singolo e include un'introduzione personale di Springsteen.
lunedì 30 giugno 2025
Il folk esistenzialista dei Florist
Jellywish è il nuovo album del quartetto guidato da Emily Sprague
Una storia piccina sulla quale ci eravamo soffermati già qualche tempo fa, per la precisione all’epoca di Emily Alone, quando i Florist si erano ridotti alla sola intestataria, cioè Emily Sprague, che ne è cantante, chitarrista e punto focale.
Ora, due album e sei anni più tardi, ritroviamo al completo il quartetto statunitense, nato come “progetto fra amici dai monti Catskill”, enuncia la pagina Bandcamp. Per identificare il nucleo concettuale di Jellywish conviene partire dal gioco di parole che lo intitola: si parla di meduse, e infatti poco dopo l’inizio arriva una canzone specifica, “Jellyfish” appunto (“Ci sono cose che non hanno alcun senso, tipo le meduse”, decreta il testo, salvo specificare poi: “Sei solo una piccolezza, ma la tua vita vale tanto, scaccia la sensazione di non essere abbastanza”), mentre in “Gloom Designs”, diafana ballata che scorre fra sciabordio d’acqua e rumorini non meglio identificati, il verso a soggetto dichiara “meduse, zero cervello ma un desiderio”, origine del neologismo di cui sopra. Così è in natura, del resto: quelle creature sono dotate di un’intelligenza puramente sensoriale.
A un ascolto distratto, la musica dei “fiorai” suona come folk esile nella struttura e naïf nello spirito, ad esempio in “Sparkle Song”, fatta di asciutto arpeggio fingerpicking, voce sommessa e poetica minimalista (“Lunedì di pioggia, riso bianco e patate dolci, cose semplici che ti rendono felice”). In verità, prestando maggiore attenzione, si colgono sfumature sottili negli arrangiamenti: “All the Same Light” è introdotta da una vibrazione quasi inintelligibile di sintetizzatore (Sprague ne colleziona di analogici e li impiega da solista in produzioni ambient) e chiusa da una chitarra elettrica impercettibilmente distorta, che amplifica il pathos implicito nel racconto (“Una foto dell’autostrada e il cielo del deserto, stasera hai trovato la luna, stessa luce e vite separate, cosa significa allora sognare un incidente d’auto?”).
Ci avviciniamo così a un altro topos narrativo, ossia il confronto con l’impermanenza: “Sto pensando di nuovo di morire, l’unica cosa che adesso mi passa per la testa”, recita l’incipit di “Started to Glow”, e la frase chiave in “This Was a Gift” è “Solo i morti sopravvivono”. Cosicché “Have Heaven”, il brano più “pop” della raccolta, sull’onda di una melodia incantevole e del ritornello a filastrocca, conclude in tono ironico: “Molto presto non saremo altro che un cartone animato fluttuante nell’universo”.
Intervistata di recente da “The Line of Best Fit”, l’autrice ha definito “esistenzialismo metafisico” il movente che indirizza la sua ispirazione e ne dà qui dimostrazione eloquente durante “Our Hearts in a Room”, descrivendo la vita come “una trappola, una mappa labirintica, una serie di eventi completamente casuale”.
Nonostante simili premesse, Jellywish è un disco che dà conforto.