martedì 9 maggio 2017

La storia di "Hurt" cantata da Johnny Cash, "il video musicale più triste di sempre"

Molti la considerano la canzone più triste di sempre. Una canzone che parla di vita vissuta, un'esistenza a pieno regime, in cui eventi di ogni tipo si sono succeduti instancabilmente. Gioie, dolori. Rimpianti e depressione. "Hurt", ferito. Un titolo, così come il testo, che lascia poco spazio alle interpretazioni. E non è un caso che questa sia stata una delle ultime canzoni interpretate da una leggenda della musica, Johnny Cash
 
 
"Hurt" è stata scritta nel 1994 dai Nine Inch Nails, famosa band americana guidata da Trent Reznor. Nel 2002, Reznor venne contattato dagli agenti di Cash per ottenere il permesso di realizzare una cover, che sarebbe stata in seguito inserita nell'album American IV: The Man Comes Around. Appena sentita la richiesta, Reznor disse di essere lusingato, ma allo stesso tempo preoccupato che la sua canzone potesse essere svilita del suo senso originario. Quello di Reznor, infatti, era una canzone che parlava di senso di inadeguatezza, di incoerenza, di senso di vuoto e solitudine. Una canzone che parlava al futuro, nella speranza di migliorare il presente.
 
 Cash le dà un senso diverso. Lui è un uomo sul viale del tramonto, sa che la sua vita sta giungendo al termine. Le parole cantate da lui assumono un altro significato, si guarda indietro, rivede ogni singolo istante della sua vita. Guarda a ciò che è stato. "Cosa sono diventato/mio dolcissimo amico/tutti quelli che conosco se ne vanno/alla fine". Il video venne diretto da Mark Romanek, ex collaboratore dei NIN. Suo intento era cogliere l'essenza stessa di Cash, raccontare la sua storia in un video in cui passato e presente si alternano in continuazione. Mettere a confronto la gloria dei giorni della "leggenda" a quelli del presente, desolati e crudeli. Sia per le condizioni di salute di Cash, sia per il poco tempo a disposizione, Romanek decise di girare il video a Nashville, nella casa museo di Johnny Cash. "Era chiusa da molto tempo - racconta Romanek - il posto era decadente, abbandonato a se stesso. Lì ho capito che era il posto perfetto per girare e per raccontare la vita di Jhonny".
 


   
      Ed ecco quindi l'insegna "Chiuso al pubblico" del museo, il vetro rotto della cornice in cui è custodito un disco, il banchetto a cui nessuno partecipa. Sua moglie June che lo osserva con sguardo triste. Jhonny che versa un bicchiere di vino sul tavolo. La moglie di Cash morì tre mesi dopo le riprese, lui dopo sette.


Rick Rubin, famoso produttore, è convinto del valore storico di quel video: "La prima volta che l'ho visto ho pianto. Incredibile come si sia riuscito a racchiudere tanta emotività in soli quattro minuti di video". Clip che la rivista New Musical Express ha nominato "miglior video di tutti i tempi", mentre il Time l'ha inserita nella top 30 di sempre.
Lo stesso Reznor rimase colpito da quelle immagini: "Ero in studio quando feci partire il video. Ho sentito le lacrime salirmi agli occhi, avevo i brividi. Sentivo come se la mia ragazza mi avesse lasciato, perché quella canzone non era più mia. Pensavo solo al valore che può avere la musica, la sua potenza comunicativa come forma d'arte. Mi ricordavo di quando avevo scritto quella canzone nella mia camera da letto, in solitudine. Poi arriva questa leggenda della musica e le dà una lettura diversa, riuscendo però a mantenere puro il suo significato".
Il 10 aprile del 2007, la casa museo di Johnny Cash, dove venne girato il video, andò a fuoco e crollò durante l'incendio. Fu la casa di Johnny Cash per 30 anni.

 
 
Di    RENATO PAONE
Da    http://www.huffingtonpost.it/                
 
 
 


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