martedì 2 febbraio 2016

I 50 anni di "The sound of Silence", il capolavoro di Simon & Garfunkel

Nel gennaio del 1966 la canzone del duo, passata inosservata due anni prima e rimaneggiata dal produttore Tom Wilson, arrivò in testa alla classifica americana trascinando anche l'omonimo album. Era solo il primo passo verso la leggenda
di ANDREA SILENZI
 
 
Un anno di accelerazioni spaventose per il rock, il 1966.  L'anno in cui uscirono, tanto per fare qualche nome, Revolver dei Beatles, Blonde on blonde di Bob Dylan, Pet sounds dei Beach Boys, Takes off dei Jefferson Airplane, Fresh cream dei Cream, A quick one degli Who, e tanti altri. Circolavano grandi idee e nuove consapevolezze, nuovi stili. Tra le voci dominanti di quei mesi infuocati c'erano anche quelle di Simon & Garfunkel. Due voci gentili, superbamente armonizzate, esaltate nel singolo The sound of silence che diede (più o meno) il titolo all'album uscito proprio cinquant'anni fa. Una storia insolita, quella di album e singolo. Paul Simon scrisse il brano di getto nel 1964, cercando, come lui stesso ha spiegato, di spiegare "con la semplicità delle melodie e delle parole l'alienazione giovanile. Avevo 21 anni, non ho scritto pensieri molto elaborati. Era pura rabbia adolescenziale, ma possedeva un livello di verità che ha finito per toccare la sensibilità di milioni di persone".  In effetti, "Hello darkness my old friend" è uno degli incipit più celebri della storia del rock. Eppure quel brano non ebbe una vita facile, rischiando più volte di finire nell'immeso limbo delle canzoni dimenticate, complici anche la beatlemania e la british invasion che avevano travolto quell'anno il pubblico degli States.
 
The sounds of silence (con la s nella sua prima edizione) era stato pubblicato per la prima volta nel marzo del 1964, in una versione acustica. Faceva parte dell'album di esordio di Simon & Garfunkel, Wednesday morning 3 A.M..Il disco andò piuttosto male, ignorato dal pubblico. Il duo addirittura si sciolse, e Simon cercò subito riscatto come solista a Londra. Ma quella canzone seguiva l'onda del folk rock, la cavalcava. Nel 1965 i Byrds avevano conquistato il numero uno della calassfica americana con la loro versione di Mr. tambourine man di Bob Dylan, che a sua volta  aveva stravolto tutte le regole del rock con Like a rolling stone. Quel brano scioccante e incredibilmente "nuovo" era stato prodotto da Tom Wilson, che aveva lavorato anche con Paul Simon e Art Garfunkel. Fu proprio Wilson ad accorgersi che alcune radio di Boston e della Floria trasmettevano The sounds of silence. Wilson ebbe un'illuminazione ai limiti della scorrettezza: all'insaputa di Paul e Art chiese ai musicisti con cui aveva registrato Like a rolling stone di sovraincidere strumenti elettrici e batteria all'originale, creando un singolo perfettamente in linea con il gusto folk-rock contemporaneo.
 
Quando ascoltò la nuova versione, Garfunkel ne rimase quasi deluso: pensò che non avrebbe avuto alcun successo, ma si sbagliava. Nel gennaio del 1966 The sound of silence (questo il titolo della nuova versione) arrivò in testa alla classifica americana, trascinando anche il nuovo album quasi omonimo (The sounds of silence, come nel titolo originale). Un album che, col senno di poi, non era soltanto puro contorno per quel gioiello che è diventato un grande classico degli anni 60. Dentro c'era già molto dell'infinito talento compositivo di Simon, testimoniato da canzoni superbe come Kathy's song, I am a rock, Homeward bound, April come she will. Un disco in cui Simon affrontava temi come la solitudine, l'incomunicabilità, l'alienzazione giovanile. In un certo modo, la fine dell'età dell'innocenza del rock'n'roll e un passaggio ad un'età adulta piena di dubbi e di complicate sfumature artistiche e sociali. 
 
Poi arrivò il cinema. Mike Nichols utilizzò la canzone nella scena finale de Il laureato, quella della fuga di sull'autobus di Dustin Hoffman e Katharine Ross, trasformandola nella colonna sonora di uno strappo generazionale. La amarono tutti, caricandola anche di significati politici e sociali che Simon e Garfunkel hanno sempre negato. Molti lessero in quei versi un riferimento al trauma provocato dall'omicidio di John Kennedy. Tra questi Emilio Estevez, che l'ha voluta per la colonna sonora del film Bobby, che racconta la storia della giornata dell'omicidio di Robert Kennedy. E in uno strano gioco di incroci tra cinema, cronaca e musica, The sound of silence è finita anche nella colonna sonora di Watchmen di Zack Snyder, la trasposizione per il grande schermo del graphic novel di Alan Moore e Dave Gibbons. Snyder l'ha scelta per la scena dei funerali del Comico, il personaggio che nel film uccide proprio John Kennedy. L'America ha sempre una storia circolare, che va oltre qualsiasi sceneggiatura.       
 
     
 
 
 
 
 

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