Eight
Primo di una trilogia composta da otto brani per album, Eight, appunto, racchiude ritagli acustici essenziali, evocativi e scarni, composti in massima parte dalla voce e dalla chitarra di Nicolas Joseph Roncea. Il lavoro precedente, Old Toys (2012), conquistò qualche classifica di fine anno ma in definitiva raccolse meno consensi di quello che avrebbe meritato. Roncea ci riprova oggi con il terzo disco da solista e il risultato, pur eguagliando in parte l’ottimo predecessore, rappresenta poco meno che una rarità nel panorama odierno, soprattutto per via di un’attitudine d’antan che al baccano predilige atmosfere raccolte e trasognate. Ispirandosi a Syd Barrett e Devendra Banhart il cantante piemontese, che ha origini francesi e scrive testi in inglese, strimpella la chitarra in maniera egregia abbinando doti tecniche di rilievo a una connaturata predilezione per la melodia. Doti che emergono limpide nell’incalzante Forever With Ghost, nel soft folk à la Clem Snide di December, nell’arpeggio compulsivo di He’s Wrong o nell’antelucana The Animal Were Gone che coverizza Damien Rice ammiccando a Leonard Cohen. In futuro per scongiurare il rischio monotonia andrà rivista la formula, magari innestandola con strumenti nuovi o avvalendosi di un produttore ad hoc. In attesa dei prossimi capitoli, risulta appagante perdersi in queste trame.

Nessun commento:
Posta un commento