La canzone di Marinella
(1964 - De André)
“La canzone di Marinella” (1964) ha una storia che merita di esser narrata. L’ispirazione pare sia scaturita da una notizia di cronaca: una prostituta sedicenne gettata nella Bormida da un criminale. La crudezza della vicenda è trasfigurata dall’artista in una favola delicata e struggente: nasce, così, il primo brano suo maturo, dove musica e testo all’unisono delineano i tratti di una malinconica ballata popolare. Incisa dapprima nel ‘64 dall’autore, la canzone passa inosservata. Scorato da questa e da altre delusioni professionali, Fabrizio medita di far ritorno ai propri studi di giurisprudenza: giusto allora, Mina sciorina - nel 1968 - una propria versione del pezzo, che ottiene grande successo. La cantante cremonese propone, allora, al nostro una tournée assieme a lei, ma egli rifiuta: i primi segni della sua, dipoi leggendaria, ritrosia (che, per curiosa coincidenza, affiorerà anche in Mina negli anni ‘70, portandola al ritiro dalle scene). “La canzone di Marinella” viene ripresa da De André, con varie cose del passato (“La ballata dell’eroe”, “Amore che vieni, amore che vai”, “La ballata del Michè”) e varie nuove (“Il testamento, “Il gorilla”; quest’ultima, da Brassens) in “Volume III” (1968). Tra le tante interpretazioni seguenti, spicca quella che, proprio in duetto con Mina, egli proporrà nel 1997: si trova nella raccolta “M’innamoravo di tutto”.

Nessun commento:
Posta un commento