domenica 5 ottobre 2025

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 Tom Petty – la fondazione celebra Wildflowers con un regalo ai fans…..


La fondazione Tom Petty ha celebrato il trentesimo anniversario di Wildflowers pubblicando un autentico tesoro per i fan: un filmato inedito delle prove accompagnato dalla struggente ballata Crawling Back To You. Il video d’archivio, diretto da Justin Kreutzmann, mostra le prove del tour Dogs With Wings del 1995 riprese dal regista Martyn Atkins. Si tratta sia di uno sguardo raro dietro le quinte, sia di un promemoria della profondità intramontabile di Wildflowers, un album da molti considerato il miglior lavoro solista di Petty.

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La pubblicazione fa parte di una celebrazione più ampia. I fan sono invitati a iscriversi al fan club ufficiale di Petty per accedere a contenuti esclusivi aggiuntivi dall’archivio di Wildflowers. E per i collezionisti, l’acclamato documentario Tom Petty: Somewhere You Feel Free – The Making of Wildflowers farà il suo debutto in Blu-Ray il 12 settembre, con 30 minuti di materiale bonus che include outtakes e video musicali.

Quando Tom Petty pubblicò Wildflowers il 1° novembre 1994, era già una leggenda, creando un catalogo di classici del rock americano come RefugeeBreakdown e Don’t Do Me Like That. Eppure Wildflowers era diverso.

Prodotto da Rick Rubin, l’album ha segnato la seconda uscita solista di Petty dopo Full Moon Fever del 1989. Ma mentre Full Moon Fever era orientato verso un pop-rock radiofonico, Wildflowers ha riportato le cose a qualcosa di più grezzo, più intimo. La traccia che dà il titolo all’album ha rivelato una vulnerabilità raramente espressa così apertamente nei testi di Petty. Il resto dell’album oscilla tra brani rock spensierati (You Wreck Me, Honey Bee), riflessioni sulla solitudine (Crawling Back To YouDon’t Fade On Me) e momenti di poesia introspettiva (Time To Move OnTo Find A Friend).

Petty aveva originariamente registrato più di due dozzine di canzoni per il progetto, immaginando un doppio album. La Warner Brothers. insistette per pubblicare un disco singolo, lasciando indietro una grande quantità di materiale che è poi emerso nel 2020 in Wildflowers & All The Rest. Quell’edizione ampliata, curata con attenzione dalla famiglia e dai compagni di band di Petty, ha rivelato la vera portata della sua visione.

Sebbene pubblicizzato come album solista, gran parte di Wildflowers vedeva ancora la partecipazione dei membri degli Heartbreakers, in particolare del chitarrista Mike Campbell e del tastierista Benmont Tench. Le loro impronte hanno contribuito a legare il disco alla più ampia produzione di Petty, anche se la produzione di Rubin gli ha conferito un’identità distinta. Nella storia di Tom Petty, Wildflowers occupa un posto unico. Fa da ponte tra il rock da stadio degli Heartbreakers degli anni ’80 e la direzione più riflessiva e radicata che Petty avrebbe esplorato negli anni 2000. I critici hanno spesso salutato Wildflowers come il capolavoro di Petty. Rolling Stone ha elogiato il suo songwriting “disarmante nella sua semplicità” e, decenni dopo, artisti che vanno da Eddie Vedder a Taylor Swift lo hanno citato come punto di riferimento.

Dal punto di vista commerciale, ha ottenuto ottimi risultati, raggiungendo l’ottava posizione della classifica Billboard 200 e producendo diversi successi, in particolare You Don’t Know How It Feels, che è valso a Petty un Grammy per la migliore performance vocale rock maschile nel 1996. Per comprendere la grandezza di Wildflowers, è utile considerarlo nel contesto dell’intera produzione di Tom Petty and the Heartbreakers. Dal loro album di debutto omonimo del 1976 a Hypnotic Eye del 2014, Petty and the Heartbreakers hanno costruito una delle discografie più coerenti del rock. Album come Damn the Torpedoes (1979), Hard Promises (1981) e Southern Accents (1985) hanno definito il rock americano trasmesso dalle radio. Successivamente, Into the Great Wide Open (1991) ha consolidato la reputazione di Petty come narratore di portata cinematografica.

L’ultimo album degli Heartbreakers, Hypnotic Eye, ha debuttato al primo posto nelle classifiche statunitensi, a testimonianza del loro potere intramontabile. Nel corso degli anni, gli album solisti di Petty – Full Moon Fever (1989), Wildflowers (1994) e Highway Companion (2006) – gli hanno permesso di esplorare diverse sonorità senza il peso del nome della band, anche se gli Heartbreakers non sono mai stati lontani. Wildflowers, in particolare, ha sfumato il confine tra il Petty solista e quello con la sua band. Il suo mix di successi radiofonici e gemme nascoste ha fatto sì che molti brani diventassero dei classici dei concerti, inserendosi perfettamente nelle scalette degli Heartbreakers. Canzoni come You Wreck Me o It’s Good To Be King sono diventate dei momenti centrali dei live shows, dimostrando la risonanza duratura dell’album.

Negli anni successivi alla scomparsa di Tom Petty nel 2017, Wildflowers ha assunto un nuovo significato per i fan. I temi delle canzoni, quali la libertà, il desiderio e il rinnovamento, sono diventati ancora più toccanti. Il cofanetto del 2020, i tributi dal vivo e ora le pubblicazioni del trentesimo anniversario mantengono vivo il disco come qualcosa di più di un semplice cimelio: è una parte viva e pulsante dell’eredità di Petty. Il filmato di Crawling Back To You appena pubblicato ci ricorda quanto materiale sia ancora conservato negli archivi e con quanta attenzione l’eredità di Petty stia scegliendo di condividerlo. Per i fan, non si tratta tanto di nostalgia quanto di comunione: un’occasione per vedere Tom Petty nel suo elemento, mentre dà forma a canzoni che continuano a plasmare gli ascoltatori.

A distanza di trent’anni dalla sua pubblicazione, Wildflowers suona ancora come il lavoro di un artista al culmine della sua carriera. Con ogni riedizione, documentario e scoperta d’archivio, diventa sempre più chiaro il motivo per cui lo stesso Petty una volta disse: “Sapevo di aver fatto qualcosa di veramente buono. Sapevo di aver fatto qualcosa di speciale”.



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