Tom Petty – It’s Good To Be King
Da Wildflowers (1994)
Tom Petty ha 44 anni quando pubblica nell’autunno del 1994 il suo secondo e molto apprezzato album solista dopo FULL MOON FEVER. Eppure tra l’estate del 1992 e la primavera del 1994 le circostanze intorno a lui erano tutte sfavorevoli: dopo 22 anni il suo matrimonio con la moglie Jane era andato in pezzi, Stan Lynch il batterista con cui aveva collaborato dalla fondazione degli Heartbreakers aveva lasciato in modo non amichevole il gruppo, la casa discografica per la quale aveva registrato la gran parte degli album precedenti non aveva più un contratto con lui. Secondo il biografo Warren Zanes, Petty era anche sull’orlo di una dipendenza da eroina alquanto seria ma l’ispirazione era fertile e le canzoni gli venivano facilmente. Dopo due anni di vita dentro lo studio di registrazione aveva composto materiale sufficiente a produrre un album doppio ma la casa discografica non era dello stesso parere. Alla fine, WILDFLOWERS composto da “sole“ quindici tracce, sarà l’album della maturità e diventa uno tra i più apprezzati della discografia di Tom Petty. Ha venduto più di tre milioni di copie e guadagnato tre dischi di platino.
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La varietà dei brani spazia dai più vivaci come A Higher Place e You Wreck Me che riecheggiano lo stile rock and roll di una garage band a ballate più liriche che riportano ai Byrds come Time To Move On o drammatiche e riflessive come Wake Up Time, versi dell’ultima chiamata per un uomo di mezza età già segnato dalle prove della vita.
It’s Good To Be King è una delle canzoni più apprezzate tra le molte belle composte da Tom Petty per la sua raffinatezza lirica e musicale. Dalle influenze beatlesiane si sviluppa con un tempo lento e si chiude dopo l’assolo di chitarra del sodale Mike Campbell, con Petty dai tempi dei primi Mudcrutch, con una sbalorditiva sezione di archi diretta dal compositore Michael Kamen.
La canzone inizia con le parole: “E’ bello essere re anche solo per un po’. Essere lì nel velluto, sì, per regalare un sorriso. E’ bello vivere alla grande e non cadere mai. E’ bello essere il re della tua piccola città. Oh se fossi il re, non posso farci niente se sogno ancora di tanto in tanto“.
Qui Tom Petty cattura il fascino che il potere può esercitare sugli individui. Trovarsi in una posizione di autorità e comando assoluto può farti sentire come avvolto in un lussuoso e confortevole velluto e da lì fare quello che più si desidera.
“E’ bello essere re e fare a modo tuo, provare una sensazione di pace a fine giorno e quando il tuo bulldog abbaia e il tuo canarino canta, tu sei là fuori con i vincitori“.
Il desiderio di autorità e di controllo può condizionare le azioni degli individui che ne traggono divertimento e piacevolezze ma prima o poi un prezzo deve essere pagato per stare seduti sul trono regale. Man mano che la canzone avanza la complessità e gli oneri di questo ruolo vengono svelati. E’ questo il messaggio che Tom Petty, mischiando magistralmente musica e psicologia, ci trasmette in It’s Good To Be King.
Quando il sogno svanisce e con esso il miraggio regale, Tom Petty commenta amaro verso se stesso “Si sarò re quando i cani avranno le ali“ come a dire che certi desideri è bene che affiorino solo nella coscienza onirica. Un ultimo dubbio interpretativo: ma il King della canzone era forse Elvis Presley, il Re del rock and roll che aveva incontrato da ragazzo e tanto lo aveva impressionato nonostante non avesse proferito parola? Ironia della sorte Tom Petty morirà per un attacco di cuore proprio come accadde a Elvis.
Quando inizia la lavorazione di WILDFLOWERS, It’s Good To Be King era il primo brano abbozzato da Petty e il chitarrista Mike Campbell con la sua sensibilità di musicista di razza capisce che quel disco sarebbe stato un lavoro diverso dagli altri. “Finalmente eravamo arrivati a un punto in cui non eravamo più costretti a correre per sopravvivere. Tom è riuscito a fermarsi e a riflettere su quel che voleva fare artisticamente“.
Quando, riferendosi ad un artista, si dice che non ha mai tradito il suo pubblico, è impossibile non pensare a Tom Petty. Si è battuto contro le case discografiche quando quest’ultime volevano alzare il prezzo dei dischi, contro quei promoter che puntavano a realizzare alti guadagni dai biglietti dei concerti e ci ha messo drammaticamente il suo fisico portando a termine tour anche quando era in precarie condizioni di salute.
La vita che si augurava Tom Petty, “rubacuori“ da Gainesville, dopo tanti anni passati sulla strada purtroppo non è durata molto. Se ne andrà il 1° Ottobre del 2017 e pensare che al compimento dei 67 anni aveva ancora detto: “Alla mia età, la maggior parte delle persone sono in pensione. Io invece la penso in modo radicalmente opposto, fare ciò che faccio mi mantiene giovane, mi fa sentire tonico e brillante“.
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