mercoledì 17 aprile 2024

Francesco Di Giacomo, la parte mancante (e quella presente)

 La parte mancante è lo struggente disco di inediti di Francesco Di Giacomo, registrato nel corso di un decennio insieme a Paolo Sentinelli



C’è stata un’epoca – non è passato poi così tanto tempo, un battito d’ali rapportato alla storia dell’uomo: pensate a 750mila anni fa… – in cui la nostra voce era destinata a sparire insieme a noi, alle nostre spoglie mortali. Poi è arrivato il disco, il nastro, e poi la registrazione digitale. Abbiamo cominciato a registrarci e a risentire la nostra voce registrata, come un’abitudine. I musicisti hanno cominciato a registrarsi, a tenere traccia delle idee solo schiacciando un tasto. Le sale d’incisione si sono riempite di alternate takes, di provini, di tentativi scartati, incompiuti.

CONTINUA A LEGGERE>>>>>>>>>>>>>>>>



In epoca di retromania e di morbosa passione per ciò che è stato questa pratica ha generato spesso mostri. Artisti morti che continuano pubblicare con una frequenza che neanche Fausto Papetti negli anni d’oro. Provini spacciati per brani inediti, cofanetti costruiti sul nulla, voci prese di peso e sbattute su improbabili arrangiamenti orchestrali…

Ci sono poi usi diversi, più privati, di quello che è stato lasciato indietro da chi non c’è più. Non c’è dubbio che il mettere in circolazione questi materiali abbia un valore catartico, tanto per la famiglia e gli amici quanto per i fan, soprattutto quando si tratta di musicisti scomparsi improvvisamente in piena attività. È stato così, pochi mesi fa, con il bel disco di Gianmaria Testa, Prezioso, ed è così ora con questo La parte mancante di Francesco Di Giacomo. Un disco di cui si vociferava già da qualche anno, almeno da quando – al Premio Tenco del 2016 – un inedito dell’ex cantante del Banco del Mutuo Soccorso, “La bomba intelligente”, incluso in un disco di Elio e le Storie Tese, aveva vinto la Targa per la miglior canzone. Esce ora, in digitale e in vinile, abbinato alla rivista Prog.



La parte mancante raccoglie materiali composti da Di Giacomo a partire dal 2004, nei dieci anni che precedono la sua morte nel 2014. Si tratta di brani pensati per un progetto condiviso con Paolo Sentinelli, che firma musiche e arrangiamenti (e che ha curato insieme alla moglie di Di Giacomo, Antonella Caspoli, la produzione del disco). «Le voci» spiegano le note del disco, «sono state registrate nel corso degli anni nel soggiorno di Paolo e nella cucina di Francesco, dove c’erano tanto cuore e una treccia di aglio sempre appesa». Intorno a queste incisioni intime, perlopiù di pianoforte e voce, che qui e là rivelano la loro natura non definitiva, Sentinelli ha costruito arrangiamenti delicati e mai troppo invasivi, con ampio spazio per archi e fiati, coinvolgendo numerosi musicisti – da Adriano Viterbini a Max Dedo a Maurizio Masi. 



Un atto dovuto dunque, per una collaborazione portata avanti a lungo e mai risolta, e un omaggio velato insieme di tristezza e di meraviglia. Perché i testi delle canzoni, e quella voce, tratteggiano un Francesco Di Giacomo ascoltato troppo poco, e molto diverso dal quello che oggi tendiamo a ricordarci: «voglio scrivere qualcosa sulla solitudine» diceva, ricorda Sentinelli. «Ma sulla solitudine interiore, di quella parte mancante che ognuno di noi si porta dentro». 

“Se tu sapessi Andrea quanto mi costa trattenermi dallo sputare in faccia a Dio tutto il rancore e la rabbia che la sua grazia mi permette di far trasparire” canta ad esempio in “Quanto mi costa”. Oppure: “Ma il domani è già donna  è un bacio all’improvviso / sbucherà sulla  piazza come un sorriso atteso / sarà un gesto preciso che pulirà il merdaio /attaccato alle case, alle chiese, alle certezze attese…”. Sono testi dolenti, riflessivi – a volte ironici, sempre personali, come stile di scrittura e come contenuti.



FONTE ORIGINALE DELL' ARTICOLO

Nessun commento:

Posta un commento