giovedì 15 febbraio 2024

RECENSIONI

 J Mascis – What Do We Do Now



Eccolo di nuovo, J Mascis, la familiare voce senza tempo, idolo di Kim Gordon e Kurt Cobain, il tipo che ha rifiutato di far parte dei Nirvana, il vecchio amico che già dai lontani tempi dell’esplosione del grunge era lì: appartato, taciturno, veterano; un po’ come quello strano compagno di classe che non va d’accordo con molti e che continua per la sua strada senza essere veramente capito.

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Lo ritroviamo puntuale nell’ alternare album con i vecchi compagni Dinosaur Jr e lavori solisti. Un programma cadenzato da ritmi pari, di due anni in due anni, un modo per dare una collocazione temporale al caos e stare fermo immobile in mezzo all’invincibile ordinario o, se non altro, muoversi il meno possibile.

Per cui, come ogni volta, accettiamo l’invito di J e ci fingiamo suoi interlocutori, la sua controparte che, passeggiando in un bosco del Massachusetts, lo ascolta spiegarci di cose che abbiamo perso, delle strade sbagliate, perchè questo è il fondamento della traccia di apertura Can’t Believe We’re Here, mentre trovare un posto in cui stendersi, trovare pace, parlare del sogno, della memoria, dell’amore e l’incapacità di relazionarsi sono il fulcro della title-track e poi tutto scorre tra incredulità e incertezza come in I Can’t Find You, il pezzo più oscuro del disco: un modo per dire che non riesco a trovarti, non mi piaci, non ti riconosco perché ti sei fatto travolgere dallo scialbo, dall’anonimo, il canonico, il banale e quindi come si può più trovare un senso? Non ti conosco e questo mi fa scoppiare la testa. Sono all’angolo nell’impossibilità di riconoscere e le spiegazioni non trovano posto. Come non capirti, caro Joseph?

What Do We Do Now” è un nuovo benvenuto nella casa in cui Mascis, ogni volta, ci fa tornare. Un posto di soave smarrimento e salvezza, dove il futile è l’elemento da impugnare e combattere, dove ci permette di guardare il mondo da una finestra innevata e se vediamo un aereo rombare attraverso le nuvole, non fa niente, l’importante è osservare gli alberi che stanno sotto. Il nuovo lavoro del nostro affezionatissimo è, come sempre, imbevuto di profonda tristezza, ma una tristezza dove si trova conforto, nella consapevolezza di non trovare un senso alle cose e allora immaginarle diverse, migliori, cercando la parte risolutiva, l’elemento catartico che sconfigge il vuoto e la convinzione che non ci vorrebbe molto, basterebbe il rispetto. Un mondo di creature più dolci e calme e intelligenti dove il benvenuto è dato a tutti.

Perché crea una certa tensione con i testi, con quella sua voce stanca ma instancabile: non ne voglio più, ne voglio ancora, non lo so… ma tutta la confusione, l’inadeguatezza e l’insignificante si risolvono negli assoli di “What Do We Do Now” che si rivelano come il portale verso il migliore dei mondi possibili. Eccolo l’elemento risolutivo.

E noi lo attraversiamo ascoltando un nuovo assolo, una nuova distorsione, una nuova e integra sventatezza per rimanere sempre e fedelmente distratti nel mondo e, almeno con la fantasia, conosciamo un posto nuovo e puro. Per questo J Mascis e lavori come “What Do We Do Now” sono, ora più di prima, importanti.



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