mercoledì 10 giugno 2020

The Allman Brothers Band - At Fillmore East (1971)

Greg e Duane Allman hanno sempre raccontato la stessa storia riguardo la personale folgorazione musicale: erano nel 1959 a Nashville ad un concerto dove si esibivano Wilson Pickett e James Brown e lo sguardo d’intesa tra i due fratelli voleva dire solo una cosa: facciamolo anche noi.

 
I due iniziarono a studiare la musica, ad imparare a suonare meglio la chitarra e i primi esperimenti come duo avvennero sotto il nome Allman Joys, con cui incisero anche un disco, Hour Glass, di inesistente successo. La Liberty, la casa discografica che produsse il disco, era molto interessata alle doti canore di Greg, meno a quelle di Duane, che sconsolato iniziò a girare per i primi festival musicali del loro stato, la Georgia. Incontra Dickie Betts, leader degli Oakleys, che suona la chitarra, poi Jai “Jaimoe” Johanson che suona le percussioni, Berry Oakley al basso, che suonava con Betts e Butch Trucks alla batteria.

 Leggenda vuole che in un garage di uno di loro iniziarono a suonare i blues di Muddy Waters così bene e forte che tutto il vicinato accorse curioso ad ascoltarli e applaudirli.

 Duane a questo punto chiama Greg e il nucleo storico della Allman Brothers Band è pronto. La musica calda, torrida, che riprende i classici del blues, del soul ma li ripropone in cavalcate sonore epiche, con muri di suono chitarrosi e fantastici e improvvisazioni strumentali prese direttamente dal free jazz verrà chiamato Southern Rock: fiero, umido, potente e un po’ pazzo come il carattere di quelli del Sud degli Stati Uniti.

 L’esordio discografico è l’omonimo The Allman Brothers Band (1969) che ha già i primi due classici nella ripresa di Trouble No More di Waters e il primo pezzo leggenda, Whipping Post. Ma le vendite sono poco soddisfacenti. La band però inizia un grande tour negli Stati Uniti e dal vivo esprime tutta la sua potenza sonora. Che non passò inosservata: Eric Clapton affascinato dalla maestria di Duane gli chiederà di unirsi ai Derek And The Dominoes, e la magica chitarra di Duane è presente in quel capolavoro che è Layla. Nei ritagli di tempi tra le date registrano Idlewild South, che regala altre due canzoni leggenda come Midnight Rider e In Memory Of Elizabeth Reed. 

Le vendite vanno un po’ meglio, la band decide di mettere tutte le forze in campo nei concerti: ne faranno quasi 300 nel 1970 e altrettanti nel 1971, dove suoneranno davanti a 100.000 spettatori al Festival Rock di Atlanta. Il ritmo forsennato dei concerti era legato all’abuso di droghe pesanti e a critici problemi finanziari, tanto è che il loro manager, Twiggs Lyndon, accoltellò a morte un proprietario di club che non voleva pagarli. Bill Graham, il leggendario proprietario dei teatri Fillmore, il West a San Francisco e l’East a New York li invita per due serate nella grande mela a Marzo del 1971, il 12 e il 13, dove la band dividerà il palco con Johnny Winter e i Blood, Sweat & Tears.

 I fratelli Allman decisero di registrare quelle serate. Che da allora sono considerate uno dei concerti più belli e spettacolari di tutti i tempi. La line up storica viene presentata con un semplice “Ok, The Allman Brothers Band” da Michael Ahern, l’annunciatore degli show del Fillmore. Secondo un grande critico musicale, Randy Poe, poi biografo della band, “quello fu l’unico momento non spettacolare della serata”. Il concerto esprime al massimo il loro suono infuocato, perfetto mix di stili e eclettismo, negli anni della sperimentazione dei generi e di quello che sarà di lì a poco la fusion. 

Nella edizione ufficiale del 1971 era su doppio LP ma raccoglieva solo 7 pezzi: altre registrazioni verranno pubblicate nel successivo e splendido Eat A Peach (1972). Nel 2003 (in colpevole ritardo) verrà finalmente pubblicato l’intero concerto così come pensato dalla band e dal produttore Tom Dowd in 2 cd, definito edizione deluxe: si apre con il blues a tutto volume di Statesboro Blues (di Blind Willie McTell) con la slide di Duane a giganteggiare, poi Trouble No More, fantastica, che si lega a Don’t Keep me Wonderin’, di Greg Allman e Done Somebody Wrong di Elmore James. Poi arriva il primo colpo da KO: la torrida e languida versione di Stormy Monday, classico di T-Bone Walker, è la prima perla del suono Allman Bros, il primo capolavoro del disco. Dopo One Way Out (altro prestito da Elmore James) arriva una dei brani più belli di sempre: scritta da Dickie Betts, e forse dedicata ad una sua amante di origine italiana, In Memory Of Elizabeth Reed fu scritta da Betts nel cimitero di Rose Hill a Macon, dove la band spesso andava per cercare tranquillità nel parco interno del cimitero: sul prato preferito da Betts c’era un lapide di tale Elizabeth Reed Napier che diventerà uno dei nomi più leggendari delle canzoni del rock (a sua insaputa): gli oltre 13 minuti del brano strumentale lasciano l’impronta più forte e potente delle loro abilità, del loro gusto e della potenza suggestiva del loro suono. 

Ma non finisce qui: in scaletta una versione formidabile di Midnight Rider e una fantascientifica da 19 minuti di You Don’t Love Me di Willie Cobbs. Il secondo cd ha solo 4 pezzi, ma bastano per un viaggio ai limiti dell’universo del suono: si parte con la versione definitiva di Hot ‘Lanta, strumentale che apparirà solo nei loro live e mai registrata in studio, passa attraverso i 22 minuti di Whipping Post, che contiene i germogli di tutti gli stili musicali futuri (devastante, magica ed imperdibile e che stupirà così tanto Frank Zappa che dedicherà un brano a Duane, For Duane, in omaggio alla sua magia di chitarrista), sale sulla cime da 33 minuti di Mountain Jam, che è un universo a parte, e finisce con la partecipazione di Elvin Bishop in Drunk Hearted Boy. 

La confezione del viaggio intergalattico ha un’ultima storiella da raccontare: Duane era scontento di come la Atlantic concepiva le copertine dei dischi, e quindi impose un loro fotografo, Jim Marshall, che una mattina organizzò il set a Macon, utilizzando le casse degli strumenti della band a cui appose la scritta At Fillmore East. 

La band aveva poca voglia di posare per foto la mattina presto, ma mentre erano in corso le prove lo spacciatore di Duane arrivò sul set, fece uno strano segno al chitarrista, che si alzò, prese la dose, e si sedette mettendosi in posa, scatenando le risate degli altri che furono immortalate in una delle copertine icona del rock, frutto della musica struggente, poliedrica e magica di un gruppo di ragazzi del Sud degli Stati Uniti.


Da https://artesuono.blogspot.com/

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