sabato 19 settembre 2020

La Spoon River del jazz Usa: Henry Grimes e Giuseppi Logan morti per Covid19

Il contrabbassista Grimes e il multistrumentista Logan erano esponenti del jazz più libero. Due vite difficili: nati nel 1935, sparirono a fine anni ’60 per ritornare negli anni 2000


di Marco Buttafuoco

Continua, malinconica, la Spoon River del jazz statunitense. Ieri sono trapassati il contrabbassista Henry Grimes e il multistrumentista Giuseppi (Sic) Logan. Non erano nomi noti al grande pubblico, la loro fama era radicata fra i cultori del free jazz, la musica afroamericana che prese la scena negli anni 60 -70; una musica incendiaria e informale, radicale che qualcuno, in quegli anni scambiò, generosamente ma fallacemente con la musica del proletariato dei ghetti neri delle grandi metropoli. Fra questi lo stesso Pier Paolo Pasolini, in quegli anni abbondavano i fraintendimenti.

Entrambi erano nati nel 1935, a sei mesi di distanza. La carriera di Grimes passò anche attraverso collaborazioni importanti. Suonò, prima di essere coinvolto dalla febbre del free con Gerry Mulligan, Sonny Rollins, Benny Goodman e fu contrabbassista per Charles Mingus, in un disco in cui “il Barone” si esibì al piano. Moltissimi contrabbassisti jazz individuano in lui un maestro. La vicenda musicale di Logan è invece immersa nella fornace della New Thing (altra dizione del jazz radicale di quegli anni), cui dette un contributo del tutto eterodosso anche per quella musica, tanto libera: fu viscerale, Logan, capace com’era di passare da momenti di puro furore sonoro, a distensioni melodiche, a cantilene di sapore orientale, di spremere dallo strumento ogni goccia di senso sonoro.

Una coincidenza biografica ha accomunato questi due musicisti. A un certo punto della loro vita, alla fine degli anni ‘60 lasciarono il palcoscenico e le sale d’incisione e scomparvero, letteralmente, nel nulla. Henry Grimes rientrò nel 2003. Si seppe che aveva fatto il guardiano in una sinagoga di Los Angeles, vivendo da solo in un minuscolo appartamento, nel quale si dedicò alla poesia. Tornò in scena come se niente fosse avvenuto ed ebbe ancora modo di mostrare il suo talento.
Anche Giuseppi Logan si dileguò nel nulla, forse anche per problemi di droga, nel 1969. Fu solo nel 2008 che la sua figura e il suo sassofono ricomparvero in alcuni video di strada . Nel 2009 incise un suo disco e la sua figura fu ricordata anche in un documentario.

Due coetanei schiacciati dal disagio mentale, due improvvisatori ardenti e visionari: entrambi scelsero l’oblio nelle pieghe di una megalopoli e tornarono in silenzio a suonare le loro ultime note, elegie di un impegno artistico estremo; accomunati anche, per qualche alchimia del destino, dalla stessa data di morte.

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