venerdì 10 agosto 2018

Siren Festival

Anche quest’anno il Siren Festival si conferma uno degli eventi musicali più interessanti del centro-sud Italia, capace di convogliare un pubblico eterogeneo quanto attento e curioso. I quattro giorni della manifestazione si sono svolti, come al solito, nella magnifica cornice di Vasto, una delle località più tipiche e suggestive della costa adriatica abruzzese. Tra mare, sole e buon cibo, è stato possibile godere dell’esibizioni di artisti di fama internazionale come Public Image Ltd, Slowdive, dEUS e Lali Puna, non dimenticando il versante più elettronico con il live set del duo tedesco Mouse On Mars e il dj-set dei 2 Many DJ's.
 
 
 
La serata di giovedì 26, oltre alla festa in spiaggia nella Siren Beach, dopo la proiezione del classico e famoso film animato dei Beatles “Yellow Submarine”, ha visto la proiezione del documentario “B-Movie: Lust & Sound in West-Berlin 1979-1989”, un film di Jörg A. Hoppe, Heiko Lange e Klaus Maeck sulla musica, l’arte e il caos nella Berlino degli anni Ottanta e sul melting pot creativo della cultura underground del periodo: tra punk, new wave e i primi albori della techno. Attraverso un collage fatto di inediti e filmati d’epoca è stato possibile ripercorrere lo spirito di quegli anni con Nick Cave, Gudrun Gut dei Malaria, gli Einstürzende Neubauten e moltissimi altri protagonisti di controcultura berlinese. Coronava il tutto anche la presenza di uno dei registi, quel Klaus Maeck leggenda dell’underground, già regista del celebre film distopico “Decoder” (1984), che ha presentato il film e risposto alle domande del pubblico.
 
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Venerdì 27 si è entrati nel vivo della manifestazione con un programma che ha visto l’esibizione dei mostri sacri dello shoegaze/dream pop, gli Slowdive. Il gruppo inglese non ha deluso le alte aspettative con un live ben a fuoco che ha ripercorso i classici del loro repertorio con brani tratti da album storici come “Just For A Day” e “Souvlaki”, esibendosi nella cornice della splendida Piazza del Popolo con lo spettacolo dell’eclissi di luna sullo sfondo.
Negli spazi del cortile di palazzo d’Avalos è stata la volta dei Lani Puna, gruppo storico di indietronica nato alla fine anni Novanta, quando emersero i gruppi della label tedesca Morr Music. A differenza degli Slowdive, i Lani Pupa sono apparsi un po’ fiacchi e allora meglio rilassarsi nei giardini di palazzo d’Avalos godendosi lo spettacolo astronomico della Luna Rossa. Nel frattempo, Cosmo attirava un pubblico decisamente più giovane con un concerto che ha riscosso un buon successo in termini di presenze.
Qualitativamente però, il punto forte della serata di venerdì, oltre il concerto degli Slowdive, è stato il coinvolgente ed adrenalinico live set del duo tedesco Mouse on Mars, anch’essi nati a metà anni Novanta ma capaci di rinnovarsi e dare lezioni a producer e artisti più giovani. Del resto, più di vent’anni di esperienza spesso fanno la differenza in positivo e, a volte, un tocco tra techno, kraut e schegge Idm, tra ritmiche funk e derive lounge non guastano, specie se nel live set si preme l’acceleratore contribuendo a vivacizzare un po’ i ritmi della serata con una performance di indubbia qualità.
Anche la performance di David e Stephen Dewaele dei Soulwax, questa volta nelle vesti di 2 Many DJ's, ha permesso di tirar tardi e ballare su un ricco mesh up, non esente da un gusto eclettico e a tratti ironico e dissacrante.
 
 
 
Sabato 28 ha visto l’esibizione dei dEUS, altro celebre gruppo degli anni Novanta, nati ad Anversa, in Belgio. Anche qui, come per il concerto dei Slowdive, si è respirato un po’ lo spirito di un certo indie rock originario, così diverso da quello di molti artisti italiani attuali che gravitano attorno al mondo frivolo e goliardico dell’indie pop attuale. La band capitanata dall’istrionico Tom Barman ha dedicato anche un brano inedito, intitolato “Sirens”, agli avventori del festival vastese. Anche in questo caso abbiamo potuto assistere ad un’ottima performance.
Altro punto nevralgico della serata, sempre nella suggestiva cornica di Piazza del Popolo, è stato il concerto dei Public Image Ltd, band antesignana del post punk capitanata da John Lydon, anche conosciuto come Johnny Rotten, cantante degli storici Sex Pistols, band che incarnò lo “spirito” più sovversivo e nichilista del punk inglese.
Di fronte ad una leggenda c’è solo da inchinarsi e togliersi il cappello e, anche se gli anni passano per tutti, i P.I.L. hanno fatto un buon concerto che ha infiammato il pubblico meno “indie” del Siren. Molti erano venuti quasi soltanto per vedere loro agitarsi sul palco e la scaletta non ha deluso con brani simbolo di un’era tra sospesa tra funk, ritmi tribali, new wave e attitudine (post) punk. E allora come non emozionarsi di fronte a classici come “Memories”, “Death Disco”, “Flowers of Romance”, “This Is Not A Love Song” e “Public Image”?
I P.I.L. ci hanno regalato anche una versione di “Open Up”, famoso brano dei Leftfield, originariamente cantato dallo stesso Lydon, e chiuso il concerto con “Shoom”, brano tratto da “What The World Needs Now…”, loro disco post reunion, uscito nel 2015.
John Lydon rimane un gran mattatore sul palco, un anticonformista che non si lascia ammaliare dalle sirene della stampa e dell’opinione pubblica, ma è bene ricordare che sono passati ben quarant’anni dalla nascita nascita dei P.I.L. (e “solo” venticinque/vent'anni circa dalla nascita di Slowdive, dEUS, Lali Puna, Mause On Mars ecc). Il tempo non è clemente con nessuno, anche se la voce di Lydon rimane una delle più caratteristiche di un periodo storico, al pari di quella di Blixa Bargeld, che abbiamo riascoltato nella sua caustica versione giovanile nel documentario sulla scena berlinese. In ogni caso, “lo spirito continua” e i P.I.L. sono ancora oggi una fonte di ispirazione per molte altre band “fedeli alla linea” che oggi continuano il discorso iniziato dal gruppo inglese e che (forse) potrebbero avere il loro spazio anche in festival generalisti come quello di Vasto.
 
 
 
Tirando le somme, il festival non ha deluso le aspettative, anche se ci sono stati i soliti problemi di sovraffollamento degli spazi. Molti non sono riusciti ad entrare nei giardini di Palazzo D’Avalos per il concerto di Rodrigo Amarante (famoso per la sigla della serie tv Narcos) e al concerto finale di domenica 29 di Nic Cester & The Milano Elettrica, nella suggestiva cornice della chiesa di San Giuseppe. C’è stato anche qualche piccolo problema di audio nella piazza principale e qualche problema tecnico durante il concerto dei P.I.L.
Tutto sommato, è stata una buona edizione anche se le band e gli artisti italiani più giovani sembravano, a quelli più in là con l’età, un po’ troppo mainstream, frivoli e leggeri, sia rispetto alla musica degli anni Novanta, sia a quella degli anni Ottanta rievocata dall’apparizione dei P.I.L. ma questo è un problema tutto italiano, non solo del festival vastese.         
 

 
 
     
 

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